Capita di pensare al piacere della guida, soprattutto se si fanno lavori che necessitano di lunghi spostamenti. Pochi giorni fa parlavo con un collega, un amante delle auto, che possiede una vecchia auto appartenuta al padre, i cui occhi si illuminano ogni volta che pensa a mettersi al volante di tale automobile. Per quanto, a distanza di anni, sia il primo ad ammettere che oggi la guida di tale auto per molti chilometri sarebbe un vero sforzo.

Il paragone con gli investimenti è stato immediato. Quando siamo in viaggio è importante il comfort, così anche con gli investimenti: la gestione dei nostri risparmi assomiglia proprio a un viaggio, che se fatta bene ci accompagna per tutta la vita.

Secondo la mia personale esperienza di consulente finanziario, posso affermare che fino alla metà del 2021 l’investitore italiano medio fosse cambiato: era passato da investire in fondi piuttosto prudenti legati a marchi globale a un’altra gamma di fondi, ben più volatili e dallo stile più aggressivo, con maggiori opportunità di crescita. Il problema è nato al momento dello storno dei mercati: la caduta di questi ultimi fondi è stata piuttosto netta, dando agli investitori un viaggio molto scomodo.

Dobbiamo imparare a tracciare la nostra rotta grazie alle stelle e non attraverso le luci di ogni nave che passa.

Omar Bradley

Mantenere la rotta in un anno difficile come il 2022 è possibile solo se tale strada è stata impostata correttamente, sia dal lato della tolleranza al rischio che nelle capacità di rischio.

Questo per evitare un aspetto indispensabile: che il cliente perda la rotta, ovvero che esca dal mercato, altrimenti è probabile che servano anni per convincerlo a rientrare. In che modo? Parlandogli di studi, statistiche, un’accurata selezione delle varie asset class e di un attento lavoro sul portafoglio.

Quest’anno, poi, abbiamo un ospite sgradito che si è aggiunto alla volatilità tipica dei mercati: l’inflazione. È sicuramente un anno complesso, che mette alla prova anche i clienti più scafati, e non è semplice avere la convinzione che le azioni siano il miglior hedge contro l’inflazione nel lungo termine.

Quello che è certo, è che tenere i soldi sul conto corrente è scegliere di non scegliere. E con un’inflazione che sfiora il 10%, non possiamo proprio permettercelo.