Per essere un investitore di successo, non basta un’intuizione fortunata o un’occasione colta al volo. È necessaria una combinazione di competenze che spaziano dalla conoscenza delle basi economiche e finanziarie fino a una comprensione approfondita delle dinamiche di mercato e degli strumenti disponibili, come azioni e obbligazioni. A tutto questo, bisogna aggiungere una certa padronanza della statistica, ma soprattutto la capacità di leggere e interpretare i dati storici in modo critico.
Conoscere il passato dei mercati è essenziale per orientarsi, ma questa conoscenza non è sempre così semplice come potrebbe sembrare. I dati storici, seppur preziosi, possono rivelarsi ambigui: le informazioni recenti sono davvero rappresentative? E se guardiamo troppo indietro, i numeri sono ancora affidabili, visto quanto i mercati sono cambiati negli ultimi decenni?
In questa analisi ci addentreremo nel cuore della questione, cercando di offrire strumenti utili per costruire un portafoglio solido e adatto a un futuro che, per definizione, è sempre incerto.
Le basi di un portafoglio solido: imparare da Charlie Munger
Charlie Munger, storico braccio destro di Warren Buffett, è noto per aver fatto delle sue “mappe mentali” una bussola per risolvere problemi complessi. Una delle sue strategie più utili è il modello mentale dell’inversione, che prevede di affrontare una questione non domandandosi cosa bisogna fare, ma cosa è necessario evitare. Applicato agli investimenti, significa chiedersi: cosa potrebbe compromettere il mio successo finanziario?
Un errore comune è abbandonare il proprio piano di investimento nel momento sbagliato, spesso per paura o per reazioni emotive. Un altro rischio è modificare continuamente il portafoglio nel tentativo di adattarlo a contesti di mercato che cambiano, dimenticando che ogni aggiustamento ha un costo. Il segreto, invece, sta nella coerenza: scegliere un portafoglio che sia “a prova di panico” e mantenerlo anche nei momenti difficili.
La tolleranza al rischio: la chiave per non cedere alla paura e avere un portafoglio solido
Prima di decidere come investire, è fondamentale capire quale livello di rischio siamo realmente in grado di sopportare. Un portafoglio ben strutturato deve tenere conto di quanto possiamo tollerare in termini di perdite e oscillazioni. Solo così sarà possibile rimanere fedeli alla strategia abbastanza a lungo da ottenere risultati soddisfacenti.
Molti investitori commettono l’errore di concentrarsi esclusivamente sul rendimento che desiderano, trascurando i sacrifici necessari per ottenerlo. Il primo passo è quindi misurare il potenziale ribasso massimo del portafoglio e il tempo stimato per recuperare eventuali perdite. Con queste informazioni, si può creare una combinazione equilibrata di azioni e obbligazioni che sia sostenibile sia nei momenti di crescita che in quelli di difficoltà.
Azioni e obbligazioni: il cuore dell’asset allocation
Quando si parla di diversificazione, è naturale pensare a un portafoglio che includa diverse categorie di investimento, ma la vera essenza di un portafoglio “pigro” (o lazy portfolio) sta nel bilanciamento tra azioni e obbligazioni. Questi due strumenti rappresentano il nucleo centrale di qualsiasi strategia ben strutturata.
Le azioni sono più volatili, ma offrono maggiori possibilità di rendimento nel lungo termine. D’altra parte, le obbligazioni tendono a essere più stabili, ma il loro contributo al rendimento complessivo è spesso inferiore. I dati storici dimostrano che un portafoglio con un’alta esposizione azionaria può subire perdite maggiori, ma recupera più rapidamente e genera rendimenti superiori nel tempo.
Il valore della storia: recente o remota?
Guardare al passato è indispensabile per capire come potrebbe comportarsi il nostro portafoglio in futuro. Tuttavia, è importante distinguere tra storia recente e meno recente. Gli ultimi 10 anni, ad esempio, sono stati caratterizzati da eventi straordinari: crisi inflazionarie, una pandemia globale, conflitti geopolitici e mercati ribassisti. Questi eventi hanno influenzato profondamente i dati di rendimento e volatilità.
Analizzando i portafogli con diverse combinazioni di azioni e obbligazioni negli ultimi dieci anni, emerge un quadro interessante: più è alta l’esposizione azionaria, maggiore è stato il rendimento annuo medio, ma anche lo stress associato ai ribassi. Ad esempio, un portafoglio composto per il 90% da azioni ha offerto un rendimento vicino al 10% annuo, ma ha richiesto una tolleranza ai ribassi simile a quella di un portafoglio più prudente.
Per avere un quadro più realistico, è utile analizzare periodi più lunghi, che includano tutte le possibili condizioni economiche (boom, recessioni, crisi inflattive). Tra il 1970 e il 2021 emerge che:
- Un portafoglio con il 30% di azioni ha un ribasso massimo del 15% circa.
- Un portafoglio bilanciato (50% azioni, 50% obbligazioni) è stato storicamente meno rischioso rispetto a uno 100% obbligazionario.
Questi dati mostrano che un maggior rendimento è sempre accompagnato da un maggiore rischio, al netto degli eventi eccezionali che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Eppure basarsi solo sui dati recenti può essere fuorviante. È necessario includere nel nostro ragionamento periodi più lunghi, che abbraccino diverse fasi economiche e finanziarie. Solo così è possibile ottenere una visione completa e bilanciata.
Come interpretare correttamente i dati storici
Il passato è un ottimo maestro, ma un pessimo profeta. Per costruire un portafoglio solido, è necessario osservare i dati con senso critico:
- Identificare gli eventi eccezionali:
- Ribassi obbligazionari come il -23% del 2022 sono estremamente rari e non dovrebbero essere considerati rappresentativi del futuro.
- Ribassi azionari superiori al 20%, invece, sono eventi più frequenti.
- Considerare un periodo di tempo sufficientemente lungo:
- Periodi troppo brevi possono essere influenzati da eventi straordinari.
- Periodi molto lunghi offrono insegnamenti più generali, ma meno applicabili a un mondo finanziario in continua evoluzione.
- Distinguere tra rendimenti medi e reali:
- I rendimenti medi possono essere ingannevoli; è fondamentale considerare anche i rendimenti minimi e massimi.
- Comprendere cosa guida i rendimenti futuri:
- I rendimenti delle azioni dipendono da fattori complessi (crescita economica, geopolitica, utili aziendali).
- I rendimenti delle obbligazioni sono più prevedibili, guidati principalmente dal rendimento iniziale.
Conclusioni: il passato come guida, ma non come certezza
Quando si costruisce un portafoglio, è essenziale ricordare che i dati storici non sono una profezia infallibile. La storia può insegnare molto, ma il futuro resta imprevedibile. La vera sfida per un investitore è mantenere uno sguardo critico e flessibile, capace di adattarsi a un mondo in continua evoluzione.
Se c’è una lezione chiave da apprendere, è questa: il miglior portafoglio non è necessariamente quello che ha performato meglio in passato, ma quello che ci permette di dormire sonni tranquilli, sapendo che siamo pronti a gestire le incertezze del futuro.