Non è solo questione politica, anzi: la crisi di governo che ci interessa così intensamente negli ultimi giorni è uno dei tanti elementi che, purtroppo, concorrono a farci esclamare “povera Italia!”
Mano ai numeri, negli ultimi 30 anni i salari sono diminuiti del -2,90%. Siamo il fanalino di coda: e pensare che la Spagna, al penultimo posto, ha incrementato i salari del +6,20%.
Il futuro è dei giovani? Certo, ma quelli volenterosi e capaci scappano all’estero, dove esiste la meritocrazia, la giustizia e una reale possibilità crescita personale ed economica.
Dall’altro lato, le pensioni: il nostro paese, sempre più con una popolazione anziana, rischia di trovarsi senza risorse, con l’INPS ormai in perdita e a rischio collasso.
Un grande uomo, Piero Angela, qualche tempo fa ha detto:
“Oggi la classe politica in Italia è completamente sbilanciata sul versante della distribuzione: è alla ricerca di consensi ed è questo squilibrio a essere all’origine di tanti guai che sono oggi sotto gli occhi di tutti, a cominciare dall’immenso debito pubblico. Mentre è estremamente carente sul versante della produzione di ricchezza, quella che è all’origine della crescita. Ma se i politici distribuiscono più ricchezza di quella prodotta, è evidente che si va in rosso, in profondo rosso”.
Come dargli torto?
La classe dirigente italiana, a prescindere dal partito di appartenenza, si è dimostrata irresponsabile, egoista e totalmente priva di sguardo verso il futuro.
Da qui a ottobre, quando torneremo alle urne, saremo in balìa di un’economia a pezzi tra inflazione e rincari, l’emergenza sanitaria, la crisi energetica, i fondi del PNRR da ricevere e amministrare.
La politica in Italia è un dramma da tempo, non solo oggi: ricordiamoci che, dal 1989 al 2019, in Italia si sono succeduti 16 differenti governi. In Germania, per fare un confronto, 3.
Va da sé che questa instabilità politica faccia tremare gli investitori. Oggi i problemi economici e finanziari sono sotto gli occhi di tutti: lo spread ha raggiunto i 230 punti, i rendimenti BTP decennali: 3.44% (Spagna e Portogallo 2.38%), il debito pubblico complessivo è di 2.750 miliardi di euro e il debito/PIL: 153%.
“La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici”, diceva Charles De Gaulle.
Ma ricordiamoci anche un’altra cosa: la responsabilità è anche nostra. Nelle scelte, nei gesti quotidiani, nella previsione di un futuro. Gli altri paesi pensano a incentivare i mezzi pubblici, ad abbassare l’abbonamento di treni e metro; noi in Italia alziamo il costo dei Telepass.
Non c’è futuro senza pianificazione. E dobbiamo iniziare subito a pensare al domani, a cambiare abitudini e iniziare a portare rispetto verso l’ambiente, gli altri, e noi stessi.