Prima di continuare a illustrare il mondo dei Certificati, ringrazio tutti coloro che hanno voluto approfondire l’argomento sollevando dubbi e domande contattandomi privatamente. Continuate a farlo!
Sarà utile, al termine degli articoli sui Certificati, pubblicare tutti i quesiti e le relative risposte che ho fornito.
Nel corso delle settimane affronterò i seguenti punti:
- che cosa sono i Certificati
- chi li emette
- quando e per quali motivi si utilizzano
- a chi sono rivolti
- per chi non sono assolutamente adatti
- le false credenze su di essi
- liquidità e liquidabilità
- fiscalità
- volatilità
- confronto tra strumenti
- individuazione del prezzo del certificato
- concetto di Multiplo
- mercato primario e secondario
Oggi mi concentrerò sui punti 4, 5 e 6:
– A chi sono rivolti i Certificati
– A chi non sono assolutamente adatti
– False credenze su di essi e costi
4) A chi sono rivolti i Certificati
Non è necessario avere delle competenze specifiche o aver effettuato studi di natura economica per affrontare il mondo dei Certificati, non è necessario neanche essere particolarmente benestanti, visto che il loro taglio minimo è per lo più pari a 1000 euro ed in qualche caso pari anche a 100 euro.
I Certificati permettono di investire sui mercati azionari, obbligazionari, valutari e delle materie prime in maniera “alternativa” e non come unica tipologia di investimento. Sono assolutamente validi all’interno di un portafoglio ben strutturato, rappresentato da un insieme di strumenti finanziari costruito secondo una strategia ben precisa e all’interno di un servizio di consulenza adeguato.
La loro percentuale dentro un portafoglio è variabile in base al profilo di rischio ed alla motivazione per cui si decide di inserirli; di solito la percentuale ideale non è mai superiore al 30% del portafoglio stesso ed è variabile.
5) Per chi non sono assolutamente adatti
I Certificati non sono uno strumento per tutti: sono vivamente sconsigliati a chi non si è mai avvicinato al mondo degli investimenti, in quanto strumento complesso. Non avere mai investito e volerlo fare nei Certificati è come chi non sa leggere e vuole partire dall’università: partiamo dalla scuola elementare per poi salire gradualmente. Sarà di sicuro più facile, man mano che l’esperienza aumenta, comprendere le spiegazioni che il Consulente ti darà sul prospetto informativo di un certificato per decidere con lui se esistono i presupposti per inserirlo all’interno di una strategia di portafoglio.
Non acquistare i Certificati se vengono proposti da un Consulente o un bancario come investimento fine a sé stesso. In questo caso non sono mai l’optimum: esistono altri sistemi, più semplici, meno rischiosi e a volte anche più performanti e con minori costi che permettono di investire nei mercati finanziari.
Quasi sempre vengono proposti dai Consulenti o dalle Banche in fase di sottoscrizione, sostenendo costi di collocamento anche abbasta elevati. In qualche caso, poi, il Consulente o il bancario non li fa portare a scadenza, vengono fatti vendere dopo qualche mese, magari giustificandosi con la riscossione di una maxi-cedola e lo stesso denaro viene utilizzato per acquistare un altro Certificato, altre commissioni di ingresso e via, fino al prossimo giro.
Quando ti viene proposto di sottoscrivere un Certificato, un campanello di allarme ti deve essere dato dalla tua profilatura Mifid. Se il Consulente o il personale della tua Banca esprimono la necessità di cambiarla vuol dire che non era adatta allo strumento del Certificato: domandati il perché, cerca di farti spiegare bene quali sono i motivi delle azioni intraprese e se veramente è lo strumento rispondente alla tua volontà.
6) False credenze sui Certificati e loro costi
Spesso nell’analizzare i Certificati o nel parlarne ci troviamo di fronte ad una serie di false credenze, sia da parte degli investitori che da parte di una buona fetta di consulenti.
I consulenti più restii a riguardo sono quelli che li conoscono poco, che non hanno esperienza in merito, che a volte sono poco preposti anche a fare una lettura approfondita del portafoglio, oppure semplicemente che non vedono un adeguato vantaggio economico per sé nel proporre di acquistarli nel mercato secondario.
Spesso li assimilano a un derivato vero e proprio o così li presentano ai loro clienti se qualcuno porge la domanda, non capendo neanche loro a volte la differenza sostanziale e quale vantaggio con questo strumento possono dare al cliente.
Allontanati da chi non costruisce portafogli con criteri ben precisi ma colloca un mese dopo l’altro quanto indicato dalla Banca. In questo caso il Certificato è il prodotto del mese e viene collocato a braccio con un criterio solo: proporlo a chi ha la liquidità nel conto corrente e pertanto è in grado di acquistarlo.
In questo il bancario o il Consulente sono favoriti dal fatto che, per quanto spesso i clienti possano lamentarsi, sono restii ad abbandonare la loro zona di comfort e e la banca di sempre, credono che ogni sistema porti agli stessi risultati, dopo aver maturato negli anni una sorta di rapporto fiduciario col consulente anche se basato su esiti non proprio vantaggiosi.
Purtroppo le false credenze e i detti comuni fanno la loro parte e si finisce per distinguere difficilmente tra ciò che è merito o demerito legato ai mercati e ciò che è merito delle competenze del Consulente.
Per quanto riguarda i costi, se i Certificati sono acquistati nel secondario e non in fase di sottoscrizione sono di solito modesti ed anche la Tobin Tax è molto più contenuta rispetto all’acquisto diretto del titolo azionario presente nel sottostante.
Sono sempre a disposizione per rispondere ai tuoi dubbi e alle tue domande in merito.
Se avrai voglia di condividere con me le tue riflessioni, vorrai darmi un parere o farmi una domanda, potrai farlo commentando direttamente qui sotto, proprio in fondo alla pagina!
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