Sono ormai tempi duri non solo a livello sanitario, ma anche a livello di economia globale.

Ed in questa ottica la posizione del mondo bancario è tanto critica quanto cruciale.

In questa crisi finanziaria che si sta andando ad affrontare, a differenza del 2008, le banche non sono la fonte del problema, ma anzi: è cruciale che siano parte attiva della soluzione.

Proprio in questa ottica sono state adottate una serie di misure da parte della BCE che oggi hanno avuto un impatto importante sui mercati. Vediamo di cosa si tratta.

LE REGOLE DELLA BCE SULLE BANCHE EUROPEE: NO AI DIVIDENDI

  •  La Banca Centrale Europea ha prima di tutto allentato i requisiti di capitale e di liquidità, quindi ha ammorbidito le regole sui crediti deteriorati. In modo da rendere meno rigide le regole per l’erogazione del credito.
  • Ha messo poi in moto una misura che vale 30 miliardi e può innescare prestiti per 450 miliardi, in favore di imprese e famiglie.
  • Per far sì che tutta la liquidità possibile vada a supportare l’economia reale, quindi le imprese, ha stabilito che le banche non potranno né distribuire dividendi né riacquistare azioni proprie, fino almeno ad Ottobre 2020.

PERCHE’ LO STOP AI DIVIDENDI?

Lo stop ai dividendi consentirà di mantenere nel sistema un totale di 30 miliardi di euro di capitale addizionale di più alta qualità – aumentando la capacità delle banche di prestare o assorbire le perdite in una fase in cui ciò è particolarmente necessario.

Preservando la loro funzione cruciale e rafforzando il loro sostegno all’economia, le banche stanno realmente proteggendo il valore del loro marchio e rafforzando la loro reputazione.

Anche se tali misuri potrebbero nell’immediato spaventare gli investitori ed indurre delle vendite andando a ridurre parte della capacità di prestito delle banche, ma queste misure creeranno però nel lungo periodo valore anche per le banche stesse e i suoi azionisti.

ANCHE BANCA D’ITALIA SI È SUBITO ALLINEATA;

La Banca d’Italia raccomanda a tutte le banche e gruppi bancari sotto la sua supervisione che almeno fino a Ottobre 2020:

  •  non paghino dividendi, ivi inclusa la distribuzione di riserve
  •  non assumano alcun impegno irrevocabile per il pagamento dei dividendi per gli esercizi finanziari 2019 e 2020;
  • si astengano dai riacquisti di azioni miranti a remunerare gli azionisti.

Non bisogna dimenticare che peraltro un quarto del debito pubblico italiano è nei bilanci dei nostri istituti. Infatti nel crollo delle Borse sono state fra le principali vittime, con un impatto del 30/40%. Questo legame così importante rende il ruolo delle banche ancora più cruciale nel nostro paese.

IL COMPITO DELLE BANCHE PER L’ECONOMIA DEL PAESE

  • Dare continuità operativa alle aziende in termini di liquidità per i problemi di cassa che si possono venire a creare in questa situazione di emergenza.
  • È un RUOLO SOCIALE determinante per evitare che un’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza sociale ed economica. Quindi il loro compito è dare sostegno e minimizzare tali effetti su imprese e famiglie.
  • Ed è in questa ottica che occorre destinare gli utili al rafforzamento dei mezzi propri, e di mettere il sistema finanziario nella condizione migliore per assorbire le perdite che si materializzeranno a causa dell’emergenza sanitaria.

COSA SI ASPETTANO GLI ANALISTI SULLE PERFORMANCE DELLE BANCHE?

Molti esperti, fra cui Goldman Sachs, si sono espressi in materia con un‘importante revisione al ribasso degli utili che queste potranno conseguire nel periodo che va dal 2020 al 2023.

Il pensiero comune è che questa situazione farà da Stress Test molto pesante per tutti gli Istituti europei; proprio per tale ragione, l’EBA (European Banking Authority) ha posticipato tutti i controlli sulle banche al 2021.

QUALI BANCHE RISCHIANO DI PIU?

Quelle con livelli di redditività più bassi, fra cui chiaramente le Tedesche, le Greche, e le nostre.

BANCHE ITALIANE SOTTO LA LENTE:

Goldman Sachs al momento ha già considerato un impatto sugli utili di oltre 5 Miliardi di Euro per le nostre banche. In particolare del:

  • 13% sui gruppi più grandi (MPS, Ubi, Bpm, Intesa, Unicredit);
  • 25% Sulle realtà bancarie più piccole.

La domanda che quindi tutti si fanno è:

saranno le nostre banche, con queste misure, in grado di sostenere davvero l’economia reale del nostro paese?