Il dibattito tra gestione attiva e gestione passiva è diventato un confronto agguerrito tra sostenitori di ciascun approccio. La domanda centrale è: quale dei due è meglio per te? Meglio scegliere i fondi o gli ETF? Si può battere il mercato?
Alpha e beta: due concetti chiave
Nell’ambito della gestione degli investimenti, i concetti di alpha e beta sono fondamentali. L’obiettivo della gestione passiva, rappresentata dagli ETF, è quello di replicare il rendimento del mercato. Al contrario, la gestione attiva, perseguita dai fondi attivi, mira a realizzare un rendimento superiore a quello del mercato.
- Alpha: rappresenta l’extrarendimento generato dalla gestione attiva tramite la selezione dei titoli e l’ingresso e l’uscita tempestivi dal mercato.
- Beta: indica il semplice rendimento del mercato.
Ogni investitore desidera creare alpha, cercando il miglior fondo o gestore capace di battere il mercato con costanza. Tuttavia, anche chi critica la gestione passiva spesso tenta di creare alpha autonomamente attraverso operazioni tattiche di acquisto e vendita e con la selezione di ETF potenzialmente più redditizi.
Catturare il beta: il primo obiettivo
Un investitore consapevole dovrebbe prima di tutto preoccuparsi di catturare il beta, il rendimento prodotto dal mercato. Ogni operazione tattica, alla ricerca del miglior ETF o gestore attivo, rischia di far perdere parte del beta, ovvero il rendimento gratuito del mercato.
La sfida della creazione di alpha
Le statistiche mostrano che battere il mercato è molto difficile: in Europa, meno del 10% dei fondi riesce a ottenere rendimenti superiori al mercato di riferimento. Questo dato è spesso usato dai sostenitori della gestione passiva per dimostrare l’inutilità dei fondi attivi. Tuttavia, molti di questi sostenitori sono convinti di poter creare alpha autonomamente, un’impresa in cui fallisce la maggior parte dei gestori attivi.
Battere il mercato è oggettivamente molto difficile e solo pochi gestori riescono a farlo con costanza nel lungo periodo. Le probabilità di successo devono essere basse, altrimenti chiunque potrebbe riuscirci, eliminando le opportunità di guadagno. La domanda fondamentale è: vale la pena provarci?
La sinergia tra asset allocation strategica e tattica
Un approccio passivo offre la maggiore probabilità di successo nel lungo periodo, purché si realizzino due condizioni:
- Approccio Passivo Sostanziale: Non basta utilizzare solo ETF; è necessario mantenere un portafoglio stabile e coerente nel lungo periodo senza apportare modifiche frequenti.
- Comprensione dei Mercati: È essenziale comprendere come funzionano i mercati e l’economia.
L’asset allocation strategica, ossia la combinazione stabile di azioni, obbligazioni e asset reali, deve essere il cuore del portafoglio, costituendo almeno l’85% del totale. Solo una piccola parte, fino al 15%, può essere dedicata a un’asset allocation tattica per sfruttare le diverse fasi del ciclo economico.
Un esempio di asset allocation integrata
Un esempio di portafoglio integrato potrebbe essere:
- Esposizione Azionaria:
- 50% azionario globale (strategico)
- 5% settore energia (tattico)
- 5% settore minerario (tattico)
- Esposizione Obbligazionaria:
- 35% obbligazionario globale (strategico)
- 5% strategie su differenziale tassi (tattico)
L’attività di ribilanciamento dovrà contemplare sia la parte strategica che quella tattica, mantenendo inalterato il peso degli strumenti tattici fino a quando saranno detenuti in portafoglio.
Ogni investitore dovrebbe seguire l’approccio che gli garantisce la maggiore probabilità di raggiungere i suoi obiettivi. La gestione passiva di lungo termine tende a massimizzare le probabilità di successo per la maggior parte degli investitori. Eppure non si deve demonizzare la gestione attiva, che può essere appropriata per alcuni investitori capaci e disciplinati.
L’importante è comprendere i rischi e trovare il giusto equilibrio tra disciplina passiva e dinamicità attiva, anche grazie all’intervento di un consulente finanziario esperto.
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