Partendo dall’intervista ad Alessandro Foti, responsabile della divisione Trading di Fineco Bank, realizzata come parte della serie “Fineco | Roadshow Advice + You”, oggi vorrei riflettere sull’andamento del mercato finanziario, le opportunità e le strategie di investimento.
Qui sotto troverai il video dell’intervento!
Come ben sappiamo, la narrativa odierna è critica nei confronti delle banche centrali, le quali potrebbero essere accusate di esagerare e di fare troppo. Tuttavia, per comprendere la situazione attuale, è necessario tornare indietro e capire le cause di tutti questi stravolgimenti. Come è facile comprendere, l’acceleratore di questi cambiamenti è stata la pandemia, che ha provocato un evento unico che ha bloccato contemporaneamente tutto il sistema economico mondiale. È come se avessimo di fronte un paziente che va in arresto cardiaco: non possiamo esitare, perché una volta che il paziente muore, non c’è modo di farlo ripartire. Le banche centrali sono intervenute con quello che potremmo definire un defibrillatore, con un’immissione di liquidità senza precedenti e con l’adozione di tassi di interesse prossimi allo zero o addirittura negativi. Si tratta di un evento senza precedenti nella storia.
Da oltre un anno si parla di una possibile recessione sui mercati. Gli analisti hanno notato l’inversione della curva dei rendimenti tra quelli a breve termine e quelli a lungo termine, e hanno annunciato una possibile recessione che però non si è ancora verificata. Infatti, i numeri mostrano che il mercato del lavoro tiene, e che la crescita economica continua a essere positiva.
La domanda è se ci sarà un momento di rallentamento, magari con una recessione lieve, come viene definita.
Dobbiamo considerare che c’è ancora una grande quantità di liquidità in circolazione, e che l’azione delle banche centrali per eliminare questa liquidità non è ancora conclusa. In altre parole, la quantità di liquidità presente è ancora molto elevata. Pertanto, non sorprende il fatto che l’economia stia resistendo bene nonostante un aumento significativo dei tassi di interesse.
Negli ultimi vent’anni, fino a tempi recenti, abbiamo vissuto un periodo in cui l’inflazione è stata costantemente in diminuzione. Il problema era riuscire a riportarla almeno al 2%, un livello molto basso. Parlare con i clienti della necessità di proteggere il valore reale del loro patrimonio dall’inflazione è sempre stato complicato, perché l’inflazione è come le polveri sottili che respiriamo a Milano: non le vediamo, ma le respiriamo tutti i giorni finché non finiamo ricoverati. Non ci rendiamo conto di cosa siano. Tuttavia, un’inflazione così bassa e costante ha comportato una perdita di potere d’acquisto di circa il 40% per chi non avesse investito. Una cifra spaventosa, che significa aver quasi dimezzato il proprio patrimonio. Oggi l’inflazione è invece tangibile, perché ognuno la vive quotidianamente: quando si va a fare la spesa, si nota che i prodotti costano di più, quando si prenota un viaggio si scopre che i voli costano il 40% in più.
Tante persone stanno acquistando BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) perché si stanno rendendo conto che non possono rimanere inerti. Il punto fondamentale su cui, come consulente finanziario, sento il dovere di concentrarmi è creare le condizioni affinché i clienti possano proteggere e valorizzare il proprio patrimonio in termini reali rispetto al tasso di inflazione.
Negli anni passati abbiamo assistito a una repressione finanziaria, con tassi di interesse prossimi allo zero o addirittura negativi, e un’inflazione modesta. Questo fenomeno viene definito repressione finanziaria, ed è come se avessimo chiuso il frigorifero e la cucina dicendo “basta, da adesso non si mangia più”. In altre parole, il denaro non poteva essere investito in modo significativo. Tuttavia, quando la situazione è cambiata e si è aperto nuovamente il frigorifero e la cucina, i mercati finanziari hanno reagito prontamente e si sono buttati dentro, pronti a investire.
Adesso, la situazione ha fatto sì che la clientela sia più focalizzata sull’importanza di investire e gestire il proprio patrimonio in modo adeguato. Però non bisogna scambiare un’azione temporanea con una strategia di lungo termine: l’unico modo per proteggere e valorizzare il proprio patrimonio rispetto all’inflazione è investire nell’economia reale. L’investimento in obbligazioni, invece, è solo un parcheggio temporaneo. Per fare un esempio, quando si guarda l’indice mondiale di Morgan Stanley, che contiene tutte le più importanti aziende del mondo, si può diventare azionisti di PNV, Nestlé e molte altre aziende concrete.
L’attuale ansia e paura che condizionano i comportamenti dei risparmiatori italiani sono in parte dovute alla volatilità storica dei mercati, che nel 2022 è stata particolarmente sciagurata: tutte le asset class hanno subito pesanti perdite a doppia cifra, e questo ricordo continua a influenzare la sensibilità dei risparmiatori. Quando i tassi di interesse, anche se in termini reali negativi, sono diventati nuovamente appetibili, i risparmiatori si sono buttati a investire.
Dopo la forte volatilità dell’anno scorso ci saranno le condizioni per un periodo diverso?
Le banche centrali hanno una chiara e definita volontà di combattere l’inflazione, e questo comporterà una stabilizzazione dei tassi e una correzione dell’inflazione, sia con mezzi più blandi che più forti. Questo porterà probabilmente ad una visione più lucida e ad una maggiore stabilità nel mercato. Già si intravedono i primi segnali di questa tendenza. Come clienti, dopo aver avuto una scorpacciata, è importante cominciare a ragionare e capire qual è l’alimentazione più corretta per raggiungere i propri obiettivi finanziari.
È importante parlare di consulenza in questo momento perché consente anche di cogliere i grandi trend di cambiamento nei comportamenti degli investitori. Tutto cambia, e pensare il contrario sarebbe folle.
Le banche tradizionali hanno attraversato un percorso di ristrutturazione patrimoniale molto doloroso e si presentano oggi con una struttura patrimoniale molto più robusta e pulita. In gran parte, ciò è merito della BCE, che ha fatto un lavoro straordinario. Tuttavia, dobbiamo ricordare che ciò che conta per i clienti non è tanto se la loro banca guadagna di più o di meno, se il titolo della banca sale o meno in Borsa, ma l’esperienza che ricevono. Le banche tradizionali non sono cambiate, sono ancora quelle di sempre.
Nei prossimi 15 anni, il 70% della ricchezza delle famiglie italiane passerà di generazione in generazione. I nuovi nuclei familiari spesso hanno più patrimonio che reddito e non possono più permettersi di gestire male il proprio denaro. Quindi, l’avventura nel settore è appena iniziata.