Nella nuova puntata di Spunti e Spuntini – Finanza semplice parleremo di fondi attivi e fondi passivi.
Storicamente lo strumento di investimento che tutti gli investitori usano e che hanno tutt’ora in portafoglio sono i fondi attivi, detti comunemente Fondi di Investimento. Purtroppo è usanza comune credere che, se si paga di più, i prodotti – di qualsiasi tipo – siano migliori. Sbagliato!
Spesso non è assolutamente così. Negli ultimi anni, partiti dall’America, hanno cominciato ad affermarsi nuovi strumenti chiamati ETF detti anche Fondi Passivi, nipoti più giovani dei tradizionali Fondi di Investimento.
MA SE VOLESSIMO METTERE INSIEME UNA SFIDA, FONDI ATTIVI CONTRO QUELLI PASSIVI, CHI VINCEREBBE?
Sono sostanzialmente simili, ma hanno differenze molto importanti che andremo ad analizzare.
Partiamo dalle basi: cosa si intende per fondo?
Per semplificare la comprensione, a me piace fare un paragone con la cucina. Il fondo è come una pietanza che stiamo per preparare. Nella pietanza noi uniamo un insieme di ingredienti secondo una ricetta ben precisa per andare a creare un piatto commestibile. In un fondo gli ingredienti sono azioni, obbligazioni e strumenti derivati.
Il BENCHMARK, invece, non è altro che un punto di riferimento a cui si ispira il fondo. Di solito coincide con un indice di borsa tipo il Nasdaq (indice dei titoli tecnologici). È il benchmark che detta le linee guida su come raggiungere l’obbiettivo che ci siamo prefissati.
Poi abbiamo lo chef: è il gestore del fondo, colui che decide come gestire gli ingredienti a sua disposizione, cosa mettere e cosa togliere. Pertanto sceglie quali azioni mettere dentro il Fondo stesso.
Ma qual è la differenza tra attivo e passivo?
La DIFFERENZA è che nel FONDO ATTIVO IL GESTORE cerca di scegliere i titoli migliori da inserire nel fondo per BATTERE L’INDICE DELLE BORSE MONDIALI. Nel Fondo Passivo il gestore IMITA INVECE L’INDICE, non fa selezione dei titoli da inserire nel fondo ma replica gli stessi titoli presenti nell’indice stesso.
Lo chef quindi può scegliere gli ingredienti per cucinare il suo piatto o segue attentamente le indicazioni della ricetta, non inventa nulla, non ci aggiunge del suo, segue le indicazioni. Pertanto il Fondo Passivo è quello che segue la ricetta. Un Fondo Attivo cerca ogni giorno di migliorare la ricetta, apporta dei cambiamenti, il gestore pur avendo una linea guida ci mette del suo. Cambia gli ingredienti a suo piacimento per cercare di fare un piatto ancora più buono; ovviamente il risultato dipende dalla bravura dello chef.
A questo punto sembra semplice no? Scelgo i fondi attivi, sono tutti professionisti che gestiscono
miliardi, devono pure sapere come fare no? Sbagliato.
COSA SCEGLIERE?
In realtà i gestori non lavorano in una bella cucina, ma su in furgone in movimento, con un fornello difettoso che ogni 5 minuti cambia l’intensità del fuoco. I mercati quindi hanno molte variabili, sono volatili, l’economia mondiale è complessa ed in cambiamento costante.
Esiste un solo sistema per valutare se è da preferire la GESTIONE ATTIVA O PASSIVA: la statistica, i numeri, i risultati.
Così vediamo che nel lungo termine i fondi Passivi, detti ETF, sono quasi sempre i migliori. E la statistica in finanza è TUTTO.
Se si deve scegliere un prodotto, l’INVESTITORE RAZIONALE sceglie quello in cui esiste il miglior rapporto tra rischio sostenuto e rendimento ottenuto. E anche il Fondo che nel tempo dà il risultato migliore con il minor costo.
I fondi attivi sono più costosi e sono convenienti proprio se battono l’indice del mercato. Poiché nel lungo termine l’80/90% di questi fondi non è in grado di battere il mercato, ecco che allora sono da preferire i Fondi Passivi.
Ora viene spontaneo chiedersi: i fondi attivi non fanno meglio del mercato, ma almeno hanno
rendimenti simili?
Nel breve termine può capitare che i fondi attivi abbiano un rendimento superiore rispetto ai passivi, ma nel lungo termine raramente questo si verifica, alla luce anche di commissioni di gestione molto più alte, a volte 20 volte superiori, senza dimenticare poi che i fondi attivi hanno spesso anche commissioni di ingresso, di uscita, di performance e via dicendo.
Pertanto, finendo con la nostra ricetta, il risultato finale della pietanza ha valore se abbiamo aggiunto tra gli ingredienti una dose di aragosta tale da ottenere un piatto molto prelibato accompagnato da un vino di eccellenza. Ma se il gusto finale è molto simile a quello ottenuto con il persico a fronte di un costo molto più elevato o addirittura inferiore, l’apporto dello chef è stato inutile e l’incidenza del costo dannosa perché nel lungo termine abbassa di molto il risultato ottenuto.
QUAL È LA SOLUZIONE?
Molta gente non si preoccupa se vede il colore verde sul conto o si preoccupa troppo se vede il rosso. In realtà è da valutare l’origine di quel colore e se può essere più verde o più rosso.
Riassumendo: i fondi attivi rendono mediamente uguale o meno dei fondi passivi e costano di più. Negli attivi si parte dal principio che il gestore peschi dal cesto le mele migliori e scarti le marce.
Sgombriamo il campo da un dubbio: I FONDI ATTIVI HANNO ANCORA IL SENSO DI ESISTERE?
Assolutamente sì. Senza i gestori sarebbe difficile individuare il prezzo corretto delle varie Società di un indice e le varie aziende per la Borsa sarebbero tutte uguali, da Tesla a Google.
Il ruolo di gestori ed analisti è fondamentale, indispensabile per il funzionamento dei mercati e dell’economia moderna. È l’uso che si fa della gestione attiva che è sbagliato, e l’idea che sia la soluzione per tutti i problemi.
La soluzione sta in una combinazione ideale tra attivo e passivo per rendere il portafoglio ottimale, per costi, rischio e risultato atteso, risultato che solo un eccellente servizio di Consulenza può garantire. Spesso è meglio investire su un adeguato servizio di Consulenza che su costosissimi fondi che poi difficilmente sono la soluzione delle nostre aspettative.