L’Ucraina, nel corso dei secoli, è stata un crocevia importante per quanto riguarda i flussi commerciali tra Europa ed Eurasia. Oggi, dunque, durante questa guerra che da mesi imperversa nel paese, la maggior parte del commercio risulta ferma e bloccata.

Il conflitto in Ucraina ha così gravi conseguenze geopolitiche, umanitarie e strategiche; potrebbe anche rivelarsi l’ultima goccia in direzione opposta a decenni di globalizzazione.

Nel corso dell’ultimo secolo abbiamo assistito a profondi cambiamenti e a forti passi verso la globalizzazione, dalla creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, alla caduta del muro di Berlino e all’ingresso della Cina nel mercato globale; ma  una prima battuta d’arresto alla globalizzazione c’è stata con la Grande crisi finanziaria del 2007-2009, che ha mostrato tutte le fragilità dei mercati globali e ha portato ad un aumento delle misure protezionistiche.

Altri elementi che hanno spinto verso la deglobalizzazione sono stati ovviamente il Covid, la Brexit, le elezioni presidenziali di Trump negli Stati Uniti che hanno mostrato grandi disuguaglianze sociali ed economiche.  

Quali sono le conseguenze di tutto ciò?

Partiamo da un punto importante: la globalizzazione ha reso possibile la riduzione del costo delle merci e del lavoro, ha limitato l’inflazione e i tassi d’interesse, ha mantenuto le valutazioni degli asset finanziari e ridotto i premi al rischio.

Le crisi finanziarie possono amplificare le disuguaglianze economiche, che a loro volta alimentano il populismo, capace spesso di generare conflitti. Le pandemie, che si diffondono attraverso le rotte commerciali e di viaggio, possono inasprire le disuguaglianze e rafforzare i confini.

La deglobalizzazione sembra invertire tutti questi trend.

Per gli investitori rappresenta un percorso più difficile per raggiungere i propri obiettivi di rendimento a lungo termine a parità di rischio. Appare più difficile fare affidamento sulle obbligazioni al fine di diversificare il proprio portafoglio rispetto ai titoli azionari: è, questo, un contesto nel quale si rende necessario un approccio più attivo all’investimento e uno più flessibile alla diversificazione.